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Industry Insiders: Riccardo Grassi e il Retail nell'Era Digitale

Launchmetrics Content Team

Toscano di nascita e milanese d'adozione, Riccardo Grassi è stato il pioniere di un nuovo concetto di showroom, basato sulla ricerca di nuovi brand da proporre, a livello nazionale ed internazionale, ad un mercato sempre più esigente. Dopo più di 30 anni di esperienza, oggi si concentra sulla sua ultima creatura che porta il suo nome: Riccardo Grassi Showroom. Negli anni ha lanciato brand come Maison Martin Margiela, Antonio Marras, Giambattista Valli, MSGM, N°21 e Fausto Puglisi.

Lo abbiamo incontrato per la nostra rubrica #IndustryInsiders per conoscere il suo punto di vista su come stia cambiando il retail e, più in generale, l'industria della moda in questi anni.

Riccardo Grassi

In prima battuta, ti chiederei di raccontarci brevemente il percorso che ti ha portato ad essere un punto di riferimento del settore.

É iniziato tutto negli anni '80 a Firenze, una città in fermento, piena di artisti e persone che lavoravano nella moda. Avevo una mia visione del fashion e mi sono posto l'obiettivo di portare l'avanguardia in questo settore: così è nato lo Studio Zeta. Nel 1988 mi sono trasferito a Milano dando vita allo Studio Zeta Milano, un "tradeshow" di nuove proposte sempre in evoluzione che collaborava con oltre 2000 punti vendita nel mondo. Sei anni fa quando ho deciso di mettere un punto a capo al percorso precedente, volevo adeguarmi ai mutamenti del mercato internazionale e selezionare i brand in questa direzione. Oltre 30 anni di esperienza mi hanno dato la possibilità di fare questa scelta.

Con la digitalizzazione tutte le professioni si sono trasformate. Com’è cambiato il vostro lavoro?

Al momento, secondo il mio punto di vista, ossia di chi vende ai buyer, il lavoro è cambiato soprattutto per quanto riguarda la raccolta dei dati e l'uso strategico del digital. La nuove opportunità offerte dalla tecnologia e dalla rivoluzione digitale, come quella di registrare molte informazioni sui consumatori e i comportamenti d'acquisto e quella di avere un rapporto diretto con la clientela, attraverso i social media, spingono i buyer a degli ordini sempre più mirati e ragionati.

Ci sono all’orizzonte altre innovazioni tecnologiche che credi possano portare degli ulteriori cambiamenti significativi?

Per indole sono sempre stato molto attento a tutto quello che succedeva nel settore e non solo e, in anni come questi dove tutto cambia a ritmo frenetico, faccio ancora più attenzione a quello che succede e, in particolare, a come si stiano evolvendo tutti i processi con l'introduzione della tecnologia. Uno degli aspetti al quale guardo maggiormente è la possibilità di migliorare il flusso di informazioni, a livello digitale, tra noi e i buyer per poter snellire le operazioni, in termini di efficacia ma anche di costi, e poter così incrementare gli ordini.

Lo store fisico sembra destinato a lasciare il passo agli e-shop. Sarà davvero così?

Nonostante possano diventare estremamente avanzati nelle loro funzioni, gli e-shop non potranno mai fare a meno del negozio fisico. Lo store diventerà uno spazio complementare per offrire alla clientela esperienze sensoriali differenti da quelle che si possono vivere sul web. La parola chiave del retail nell'era del digitale è l'omnicanalità, il multichannel non è mai stato così attuale ed è in quest'ottica che assisteremo alle evoluzioni più interessanti.

 

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Il futuro prova a trovare spazio anche attraverso l’integrazione con il prodotto come dimostrano alcune tecnologie wearable. Come credi si evolverà questo mercato?

Sicuramente è un passo avanti che probabilmente si evolverà, ci saranno certamente altri progetti interessanti ma, al momento, è ancora un "dream" legato esclusivamente al mercato online e che coinvolge solo una piccola nicchia di consumatori, che sono particolarmente connessi a questo tipo di sviluppi.

Ci piacerebbe conoscere il tuo parere su alcuni argomenti “caldi” nel mondo della moda. Partiamo dal fenomeno degli Influencer, cosa ne pensi?

Si sono ritagliati uno spazio importante e hanno un ruolo strategico ma hanno un valore aggiunto reale solo a certe condizioni. Prima di tutto, devono essere professionali, quindi parliamo di persone che prendono seriamente il loro essere influencer di una community e che, per questo motivo, si comportano di conseguenza, condividendo informazioni e materiali davvero utili ai loro follower e, di riflesso, di valore anche per i brand con i quali collaborano. Contemporaneamente, questo significa anche porre al centro della conversazione con le loro community i brand e i prodotti e non la loro personalità che spesso rischia di essere travolgente, distogliendo l'attenzione da quello che è il loro vero ruolo di nuovi media tra aziende e consumatore finale.

Altro topic molto chiacchierato e sul quale ci sono pareri molto contrastanti è la strategia del “See now, buy now”: è davvero una mossa vincente?

Personalmente credo che sia uno dei più grossi bluff della storia della moda. A conti fatti, dopo alcune stagioni nelle quali l'abbiamo vista applicata e sbandierata da diversi brand, i dati che abbiamo dimostrano che non abbia alcun tipo di riscontro dal punto di vista commerciale. Si tratta di una mossa puramente promozionale, sulla quale si sono spesi diversi litri di inchiostro e post e sulla quale ancora oggi, appunto, si discute ed è solo in questo ambito che evidentemente ha dato i propri frutti.

A proposito delle tempistiche di lancio delle collezioni, anche le principali Fashion Week internazionali stanno subendo molti cambiamenti. Quale sarà il futuro di queste manifestazioni?

Spero che il trend appena iniziato, relativo al cambio di date di presentazioni e fashion week, prosegua. La notizia della scelta di Alexander Wang di abbandonare la fashion week di New York non mi ha affatto stupito. Dagli insight che registriamo ormai da alcune stagioni, bisognerebbe anticipare tutte le fashion week di almeno 1 o 2 mesi. Diversamente il mercato, che è sempre più accelerato, le travolgerà e diventeranno sempre più obsolete e lontane dalle tempistiche reali del settore e della catena distributiva.

Per chiudere, ti chiedo quali sono secondo te i requisiti fondamentali per avere successo nel tuo campo.

Bisogna, prima di tutto, essere curiosi, non smettere mai di osservare tutto quello che succede e avere voglia di scoprire realtà nuove e alternative. Bisogna essere sempre professionali e anche coraggiosi, perché in questo settore non bisogna aver paura di rischiare.

 

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