Ultimo protagonista della nostra serie #IndustryInsiders, dedicata ai professionisti di moda, lusso e cosmetica, è Ottavio Gallone, Group Communication Director di Istituto Marangoni.
Istituto Marangoni nasce nel 1935 a Milano come Istituto Artistico dell’Abbigliamento Marangoni. Nel 2015 ha raggiunto un importante traguardo, 80 anni nella formazione dei migliori professionisti nel mondo della moda e del design, visto che è stato il trampolino di lancio per oltre 45mila addetti ai lavori, tra i quali Domenico Dolce, Franco Moschino, Alessandro Sartori, Maurizio Pecoraro, Paula Cademartori, Andrea Pompilio e Lucio Vanotti. Oggi conta oltre 4.000 studenti l’anno, provenienti da 107 differenti nazioni, nelle scuole di Milano (School of Fashion e School of Design), Firenze (School of Fashion & Art), Parigi, Londra, Shanghai, Shenzhen, Mumbai e Miami, capitali internazionali della moda, del design e del lusso.
Una fucina di talenti ma anche di progetti originali ed interessanti, che trovano forma ed espressione grazie al lavoro, appunto, di Ottavio Gallone, professionista con una lunga esperienza di stampo internazionale in ambito moda, oggi al servizio dell'istituto di alta formazione. Ecco che cosa ci ha raccontato.
L'intervista ad Ottavio Gallone, Group Communication Director di Istituto Marangoni.
Cominciamo con un excursus della tua esperienza in questo settore.
Il mio percorso nell’ambito della comunicazione inizia nel 2005 dopo una laurea in scienze della comunicazione in IULM. Dopo la classica gavetta ed innumerevoli stage, nel 2007 sono approdato in Dirk Bikkembergs dove ho ricoperto il ruolo di International PR manager sino alla fine del 2014. Dal 2015 ricopro il ruolo di Group Communication Director di Istituto Marangoni e mi occupo, quindi, di coordinare le attività di Comunicazione, PR e Media Relation delle 9 scuole del gruppo nel mondo. Tra le mie competenze, anche la gestione strategica dei social media, un canale di comunicazione prioritario per Istituto Marangoni che si rivolge principalmente ad un target giovane. Un incarico stimolante e sfidante in questi anni, di grande responsabilità e impegno ma fatto anche di tante soddisfazioni.
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Negli ultimi anni abbiamo assistito a dei cambiamenti epocali nel settore, conseguenza della rivoluzione digitale. Quali sono state, secondo te, le evoluzioni più significative?
Il principio fondante di questa rivoluzione-evoluzione si trova nella capacità di creare un dialogo diretto tra brand e consumatore, creando un’interazione costruttiva B2C e viceversa, in una corrispondenza d’intenti e d’interessi. La rivoluzione digitale, in particolare le nuove tech e i social media, hanno amplificato questo processo, portando il settore a modificare completamente le proprie dinamiche. Tecnologia e design, insieme, sono i veri driver di innovazione del fashion system, uno dei settori in crescita - si stima abbia chiuso il 2017 segnando un più 2,5%. La commistione tra tech e design può far sì che il Made in Italy superi i confini attuali, andando incontro allo stile del futuro.
Allo stesso tempo è fondamentale per un brand non perdere il legame con la propria storia e saper ricreare spazi fisici che raccontino i valori di marca - l’importanza dello story telling - in una sorta di involuzione positiva. Interessante il progetto Gucci Wooster a New York, SoHo. Un nuovo concetto di store, uno spazio da vivere permeato dai valori del brand dove poter anche acquistare le ultime collezioni, accompagnati nel processo d’acquisto da “brand lover” e non dai classici shop assistant.
Quali sono le sfide che la Moda si troverà ad affrontare nei prossimi anni?
Ipotizzo tre sfide principali. La prima in assoluto è quella di parlare all’end user senza perdere la propria personalità e unicità, mantenendo elitarietà e lusso. In questi anni, troppo spesso si è assistito a una minimizzazione delle peculiarità dei brand a favore di un trend globale individuato nello streetwear, diventato molto appealing tra le nuove generazioni e non solo. Il risultato è stato quello di portare sul mercato collezioni tanto facili quanto anonime e di bassa qualità e non sempre così semplici da indossare. Oggi si deve ritornare a pensare ai vestiti fatti bene e allo stesso tempo accessibili.
La seconda sfida è la conquista della generazione Z che rappresenta la fascia dei clienti attuali e futuri. Conoscerla e capirla, comprenderne gli stili di vita, il consumo dei prodotti, l’opinione, è fondamentale.
La terza si basa sulla possibilità di fornire ai nuovi designer strumenti in grado di implementare e migliorare le possibilità di realizzazione e promozione di una collezione, imparando ad utilizzare internet e le sue best performance per rivoluzionare il processo di vendita. Purtroppo, i costi dell’intera filiera sono ancora oggi molto incisivi e, quasi sempre, un nuovo brand non riesce ad emergere attraversando il classico percorso sfilata > buyer/showroom > retail.
Oggi una strategia di comunicazione non può prescindere dagli influencer. Cosa pensi di questi nuovi opinion leader?
Gli influencer sono a pieno titolo opinion leader ed oggi ricoprono, che piaccia o meno, il ruolo che una volta avevano i grandi editor; purtroppo, quello che manca ad alcuni, per quanto dotati di sensibilità estetica, di gusto e di capacità di networking, è una formazione specifica nella materia che promuovono. Diventando Ambassador ed esempi di stile (anche di vita) per le nuove generazioni, ricoprono, quindi, un ruolo che va oltre l’ambito professionale ed invade la sfera personale. Per questo trovo dannoso che spesso queste figure non abbiano una preparazione ed una cultura adatta e necessaria per essere dei leader, rischiando di influenzare negativamente o alterare la percezione dei ragazzi che ancora non hanno gli strumenti utili per comprendere quali siano i trend davvero da seguire.
I media tradizionali riusciranno a trovare una nuova dimensione? Se sì, quale?
È vero che i media tradizionali hanno subito il contraccolpo dell'avvento dei social. Secondo un rapporto del Censis, nel 2017 gli italiani che leggono regolarmente quotidiani e stampa per informarsi si sono ridotti al 14,2%; però è anche vero che la moda, per esempio, non può fare a meno di essere presente su alcune testate. È ancora molto importante per status e per immagine rientrare in questo network, direi quasi fisiologico. A lungo termine, probabilmente, non si tratterà più di parlare dei media tradizionali come strumenti di informazione, motivo per cui la carta stampata nel prossimo futuro sarà estinta, ma di farla vivere nelle proprie passioni. Le persone non smetteranno di amare un buon libro o collezionare un luxury coffee table book, ma sicuramente non cercheranno le nuove tendenze, la cronaca e le ultime news tra le pagine di un giornale.
Passando alla tua esperienza attuale, in generale, come ha affrontato il settore accademico legato alla Moda le nuove sfide del digitale?
Lavoriamo molto su questo fronte; digital marketing, social media, influencer e web marketing, termini sempre nuovi e contesti dove tutto cambia alla rapidità della luce. I nostri futuri talenti sono parte di questo rapido evolversi, in un percorso molto diverso anche solo rispetto a pochi anni fa. Questo, come Istituto Marangoni, ci esorta a costruire percorsi di studio che prevedono corsi mirati in digital marketing, social media e digital pr. Il digitale, quindi, come strumento per il conseguimento di un obiettivo professionale o personale. Imparare a sfruttare il digitale per disegnare, realizzare e vendere una collezione; oppure come utilizzare i social media ed il web marketing per promuovere il proprio brand e la propria immagine.
Ci puoi raccontare i prossimi progetti interessanti ai quali state lavorando?
Abbiamo appena presentato un interessante progetto con Anna dello Russo, che in questi giorni ha fatto il suo prestigioso ingresso tra le prime linee di Istituto Marangoni in qualità di Fashion Brand Ambassador e Direttore Scientifico. È nostra intenzione coinvolgere sempre più i protagonisti indiscussi del settore, capaci di ispirare e guidare le nuove generazioni di talenti attraverso professionalità, passione e una vena creativa distintiva ed unica. Prosegue anche I’M Alumni Collections Revolution, il progetto di mentoring nato per valorizzare la creatività dei migliori studenti della scuola supportandoli nel lancio del proprio brand. Gli Alumni più meritevoli sono aiutati nella realizzazione della loro prima collezione, in termini di confezione, budget e promozione. Un progetto unico nel panorama mondiale delle fashion school.
Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere oggi una carriera nella comunicazione?
Consiglierei in primis di concentrarsi sui ‘fondamentali’ della comunicazione, senza tralasciare le nuove tecnologie e le modalità di approccio più innovative. È importante saper creare un processo fluido di interazione e di scambio informativo. Ascolto, elaborazione e capacità di esprimere il proprio pensiero in modo chiaro e comprensibile sono alla base. Spesso, le nuove generazione ritengono superflue queste nozioni primarie. Nulla di più sbagliato, a mio avviso. E poi consiglierei di prepararsi puntando a una formazione a 360°, lavorando anche sui soft skill. Oggi conta molto come ci si presenta e la capacità di introdursi in realtà sempre più esigenti ed attente. I criteri di selezione sono molto rigidi, esattamente come impone il mercato, e, quindi, una preparazione globale con focus dettagliato sui molteplici aspetti della comunicazione è oggi "conditio sine qua non".
Ecco cosa ci ha raccontato Ottavio Gallone, Group Communication Director di Istituto Marangoni. Sei d'accordo con le sue opinioni sul mondo della moda e della comunicazione? Condividi il tuo pensiero nei commenti in basso.